Come è iniziato il mio interesse per la salute dei piedi e le scarpe barefoot
Correva l’anno 2016 e mi stavo preparando per una competizione internazionale di danza polinesiana ma un fastidioso dolore sotto alla pianta del piede destro (insieme a un mal di schiena cronico, ma questo è un altro capitolo) non mi permetteva di ballare al meglio.
Se non avessi praticato questo tipo di danza probabilmente me ne sarei accorta soltanto molti anni dopo di avere un problema in quel piede in quanto nella vita di tutti i giorni non era particolarmente doloroso. Il dolore si faceva ben manifesto tuttavia tutte le volte che ballando dovevo muovermi in “Teki” (parola Tahitiana per “sulle punte dei piedi”) o fare un passo chiamato “Ne’e” o “Nu’u tifene” (letteralmente: “strisciare da piegati”). In questo passo le ballerine avanzano restando piegate sulle ginocchia e direi che la foto parla da sola riguardo alla sfida a cui sono sottoposti i piedi (e le ginocchia!).
Presentai il problema a vari specialisti: consultai una podologa, una dermatologa (visto che c’era anche una callosità) e un fisiatra della schiena e senza dilungarmi tanto vi dico solamente che ricevetti qualche indicazione terapeutica, ma non ci fu una vera e propria diagnosi e neanche un vero e proprio miglioramento. Dopo la competizione e la conseguente diminuzione dell’intensità degli allenamenti il dolore si affievolì seppur senza abbandonarmi completamente. (Scoprii solo qualche anno più tardi a cosa era dovuto e se vi interessa, potete andare a leggerlo in questo post).
Parecchi mesi più tardi mi trovavo a Tahiti per studiare al conservatorio artistico di Papete e frequentare varie altre scuole di danza locali. Potei constatare dal vivo la naturalezza, prima osservata solo nei video, con cui le Tahitiane eseguivano il Nu’u tifene (mentre io sembravo una macchina guidata da un principiante che non sta staccare la frizione armoniosamente 😅). Durante le lezioni iniziai a notare che i piedi dei nativi polinesiani avevano qualcosa di diverso e il loro rapporto con il terreno era diverso dal mio e da quello degli altri stranieri.
Giunsi alla conclusione che quei piedi erano responsabili della maggior facilità con cui loro eseguivano il Nu’u tifene.
Lì per lì interiorizzai l’osservazione e continuai la mia vita, pensando che fosse semplicemente dovuto alla genetica, cioè al fatto che fossero Tahitiani mentre io non lo ero.
Questa osservazione però continuò a frullarmi per la testa e tra i miei vari spostamenti degli anni successivi (*) iniziai così ogni tanto a ricercare sul web contenuti su come rinforzare i piedi, trovando principalmente contenuti dedicati agli appassionati di danza classica e non di particolare utilità per il mio caso.
– (*) Dovete sapere che la mia vita dopo aver lasciato il mio lavoro come veterinaria alla fine del 2016, senza ben sapere che cosa altro avrei fatto, è stata un susseguirsi di viaggi, vari lavori a tempo volutamente determinato, e spostamenti da una parte all’altra del globo terrestre, avendo vissuto per un anno in Australia, poi in Germania per 9 mesi e poi di nuovo in Australia per un altro anno.-
Finalmente (a questo punto era fine 2018-inizio 2019) mentre lavoravo nella Road House (il corrispondente di un autogrill per noi Italiani) di un paesino remoto nell’outback australiano chiamato Augathella (a 11 ore di guida dalla costa e con poco più di 500 abitanti) mi ritrovai con abbastanza tempo da dedicare alle ricerche online, visto che, non essendo io un’appassionata di serate al pub, non avevo molto altro da fare quando non lavoravo.
Fu così che trovai Naturalfootgear.com, il lavoro del podologo americano Ray McClanahan e gli articoli di William A. Rossi.
Se devo dirla tutta, la prima volta che vidi su internet una foto di Correct toes indossato , mi misi a ridere e passai oltre, ma poi qualche giorno dopo tornai a cercarla incuriosita e mi iscrissi alla newsletter di Naturalfootgear. Dopo aver letto le e-mail educazionali di questo sito finalmente tutto aveva una spiegazione chiara: ho capito che le differenze tra i miei piedi e quelli dei Tahitiani non erano dovute semplicemente alla genetica bensì alle scarpe che avevo portato durante i miei 30 anni di vita che avevano causato modifiche alla meccanica naturale dei miei piedi, modifiche responsabili del mio dolore alla pianta destra.
Da quel momento ho iniziato a “riaggiustare” i miei piedi, a ripristinare cioè la loro forma e meccanica naturale, grazie al “metodo” testato dal dott. Ray McClanahan dapprima su se stesso e poi utilizzato su migliaia di pazienti. Non mi dilungo sul metodo, perché non è argomento di questo post, ma potete trovare maggiori informazioni qui (coming soon).
Ai fini di questo post vi dico soltanto che, nonostante l’aspetto delle scarpe barefoot non corrispondesse ai miei canoni di bellezza, dopo aver ricevuto per posta Correct toes e le mie prime due paia di scarpe barefoot della marca Lems (le ordinai on-line e Norbert di Naturalfoothealth.com.au me le spedì ad Augathella)e aver provato gli immediati benefici, molto presto cestinai le 2 paia di scarpe che mi ero portata dall’Italia e non ho mai più messo i miei piedi dentro a scarpe convenzionali.
I benefici ottenuti andarono ben oltre a guarire il mio dolore alla pianta destra! Questa è una comparazione dei miei piedi a distanza di due anni dall’inizio del ripristino della meccanica naturale:
Come potete vedere dalla foto anche i miei alluci valghi sono stati riportati in posizione corretta (A questo riguardo se soffrite di alluce valgo vi invito ad andare a leggere il post intitolato: E’ ora di mettere fine al mito dell’alluce valgo genetico!) e non posso non citare il concomitante aumento di equilibrio e l’influenza benefica sulla postura.
Visti i risultati ottenuti ho deciso di iniziare questo blog per educare e aiutare altri a prendersi cura dei propri piedi e prevenire o far regredire comuni patologie causate dalle calzature convenzionali per evitare dolori che li trattengono dalle loro attività preferite!